Pasqua: la luce della Speranza che vince la morte

postato in: Comunicati Stampa, Vescovo | 0

Alla Comunità Diocesana
Ai Rev. mi Sacerdoti e Diaconi,
Ai Religiosi e Religiose
A tutti i Fratelli e Sorelle

Prossimi alla Pasqua, disponiamo il nostro cuore alla speranza, prepariamoci a vivere la vita a partire dalla Resurrezione. Dio, nonostante quanto accade d’ingiustizia, di violenza e di male, è dentro la nostra storia. Lo è nei modi che Lui solo conosce e ritiene più idonei. È presente nel nostro mondo, per quanto confuso e disorientato. È presente – nei giorni del Triduo ne faremo memoria – non con la logica dell’onnipotenza, ma dell’offerta di sé, del Figlio che prende su di sé la croce, per innalzarla sul calvario della disumanità imperante.
Pasqua è incontrare Cristo risorto, è vedere come Dio ci ama, come tutto ciò che è umano con tutte le sue piaghe è illuminato dall’amore che apre alla speranza. Come scriveva il teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer, “nel giorno di Pasqua germoglia in maniera delicatissima e segreta una speranza”.
Che sia Pasqua di Resurrezione per tutti!
Non perdiamoci dietro a cose vane. Ripercorriamo il cammino che ha portato Gesù alla sua Pasqua, iniziando dal Giovedì Santo, per poi entrare nel giorno più buio, il venerdì, dove la terra è avvolta da tenebre e dolore per la “morte dell’Agnello”. E quando tutto sembra finito, tutto inizia. Con questa fiducia, attraversando il sabato santo, giorno di silenzio e di attesa, arriveremo alla grande Veglia, preludio del mattino di Pasqua – il vero “primo giorno” – rischiarato dalla luce del Risorto.
Viviamo questo tempo senza lasciarci distrarre dalle cose da fare o da preparare. Ci illumini il Mistero del Dio che “non salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza; non protegge dalla morte, ma nella morte. Non libera dalla croce ma nella croce” (D. Bonhoeffer). In un antico inno pasquale, la risurrezione di Gesù Cristo viene paragonata allo spuntare della luce mattutina, che, dopo il buio del venerdì e del sabato santo, colmi di sofferenza e di morte, sorge come tempo nuovo segnato dalla stabile presenza del Vivente nel cuore della storia. Durante la solenne Veglia Pasquale, dinanzi al fuoco che arde, vengono praticate alcune incisioni sul cero che verrà acceso, quale segno di Cristo, luce del mondo.
Cuore del messaggio pasquale è proprio questo: il Risorto ha vinto la morte ed abita per sempre il tempo e gli spazi della nostra esistenza. Questo tempo che ci è dato non per evadere dalla storia, ma per abitarla e orientarla a Cristo Signore.
Come credenti siamo persuasi che la Pasqua apre l’affaccio sull’eternità, disponendo ad una doppia fedeltà: fedeltà al Risorto e alla storia. Con Cristo siamo uomini e donne del presente, che servono il tempo, sostenuti dalla fede nel Dio, “Signore del tempo”, principio e fine di tutte le cose.
In un tempo in cui i fili della storia appaiono mossi dalle mani pericolose di uomini asserviti alle idolatrie del potere e alla forza delle armi, l’ora presente ci chiede di permanere nella contemporaneità di Cristo. Riscoprendo anche nell’oggi germi di risurrezione e frammenti di eternità.
L’esperienza vera del Mistero pasquale ci apre ad un rinnovamento interiore con il suo annuncio gioioso: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” (Lc 24, 5-6). Rivivremo questo Mistero partecipando ai vari momenti liturgici del Triduo Pasquale. A cominciare dalla santa Messa del Crisma, che ogni vescovo concelebra con i presbiteri e durante la quale benedice il sacro Crisma e gli altri oli. Questa celebrazione è una delle principali manifestazioni della pienezza del sacerdozio del vescovo e un segno della stretta unione dei presbiteri con lui. La fisionomia, attribuita dalla riforma post-conciliare alla messa crismale, rende ancor più evidente il clima di una vera festa del sacerdozio ministeriale all’interno di tutto il popolo sacerdotale e orienta l’attenzione verso il Cristo, il cui nome significa proprio “consacrato per mezzo dell’unzione”.
Il rito della benedizione degli oli, inserito nella celebrazione eucaristica sottolinea il mistero della Chiesa come sacramento globale del Cristo, che santifica ogni realtà e situazione di vita. Ecco perché, insieme al Crisma, sono benedetti anche l’olio dei catecumeni per quanti lottano per vincere lo spirito del male in vista degli impegni del Battesimo e l’olio degli infermi per l’unzione sacramentale di coloro che nella malattia compiono in sé ciò che manca alla passione redentrice del Cristo. Così dal Capo si diffonde in tutte le membra della Chiesa e si espande nel mondo il buon odore di Cristo. Una celebrazione, che mi auguro sia caratterizzata non solo dalla partecipazione dei presbiteri e diaconi, ma anche dalla presenza numerosa di tutte le forme di vita consacrata e di tutti i membri della comunità ecclesiale: lettori, accoliti, catechisti, ministri straordinari della Comunione, animatori della liturgia e della carità, membri dei Consigli Pastorali parrocchiali e vicariali, associazioni e movimenti, laici impegnati, ecc. Credo che, anche a costo di qualche sacrificio, la partecipazione alla Messa crismale possa essere davvero un concreto segno di unità e una testimonianza generosa di un fattivo legame con la nostra Chiesa locale.
La partecipazione ai diversi momenti liturgici del Triduo Pasquale sarà una vera occasione di santificazione e di rinnovamento della nostra adesione a Cristo, vincitore del peccato e della morte.
La Pasqua ci apre alla vita nuova e ci rende sensibili al grido di aiuto che proviene da tanti paesi in guerra. A cominciare dalla terra di Gesù, che continua ad essere bagnata da sangue innocente. Accogliamo il suo grido di aiuto rispondendo con generosità alla Colletta per i luoghi santi, in modo da rinsaldare il nostro profondo legame spirituale con essa.
Raccomando, in particolare i sacerdoti, di curare in ogni parrocchia la celebrazione penitenziale con la confessione sacramentale, e di offrire ai fedeli concrete possibilità di accostarsi a questo Sacramento, che conferisce il perdono del Signore e ridona pace al cuore.
La visita e benedizione pasquale delle famiglie continua ad essere – laddove possibile – un’occasione pastorale ricca di frutti, ancora apprezzata e desiderata dai fedeli. È un segno tangibile di vicinanza alle famiglie, specie a quelle più lontane e sofferenti.
Con questi auspici e sentimenti, auguro a tutti: Buona Pasqua di risurrezione. Col Risorto oggi e sempre sei secoli eterni. Amen!

Locri, dalla Sede Vescovile, addì 13 aprile 2025
Domenica delle Palme

✠ Francesco OLIVA