Commemorazione dei defunti: «La morte non è l’ultima parola scritta sulla nostra vita»

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Omelia di S.E. monsignor Francesco Oliva

Come ogni anno, in questo parco verde, antistante il cimitero, ci ritroviamo per rinnovare la nostra fede nella risurrezione. Celebriamo la vita che viene da Dio e rinnoviamo il nostro credere in Lui che è il Dio dei vivi e non dei morti. La fede cristiana nasce dall’incontro pasquale con il Risorto, il Signore che ha vinto la morte, il Vivente che continua a camminare con noi e ci dà il senso del vivere insieme e dell’amare.
Al cimitero siamo venuti non solo per deporre fiori o per accendere lumini, ma soprattutto per pregare. Qui respiriamo il silenzio e la pace, qui non ci sono ragioni per dividersi e farsi guerra gli uni gli altri. Di fronte alla morte siamo tutti uguali. Come recita la celebre poesia di Totò ‘A livella, che affrontando con ironia il tema della morte, ricorda come al di là delle professioni e posizioni che occupiamo in vita, davanti all’ultimo passo siamo tutti uguali e umani. Qui in tutta umiltà abbiamo davanti povertà e fragilità, possiamo pregare e risvegliare in noi il senso della vita, quella vera, che non viene mai meno: la vita eterna.
Qui ritroviamo il senso della nostra umanità, con quello che si porta dentro, senza possibilità di nascondere alcunché.  Questo luogo unisce incredibilmente tutti.
La Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci consegna belle notizie.
La prima viene dalla profezia di Isaia: “Il Signore Dio eliminerà la morte per sempre… asciugherà le lacrime su ogni volto” (Is 25,8). La morte che ci fa paura è sconfitta da Dio che è più forte della morte. Essa non è l’ultima parola scritta sulla nostra vita. Più che la morte naturale dobbiamo temere quella di cui noi stessi siamo causa. Quante morti causate dall’imprudenza sulle strade! Quante morti sul lavoro a causa dell’inosservanza delle leggi sulla sicurezza! Quante morti causate dalle guerre e dalle ingiustizie! Quante volte siamo noi stessi a darci la morte: penso alla morte causata dalla rottura di relazioni inizialmente belle, frutto di sentimenti, che la passione inesorabilmente distrugge. La nostra vita è fatta di relazioni personali, tra le famiglie, tra i popoli. Troppe volte ci si dà la morte distruggendo tali relazioni.
La seconda bella notizia è: siamo figli di Dio, rivestiti della sua dignità: “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!” (Rm 8,14-23).
Che bello! Dio ci ha dato uno spirito di figli e non da schiavi. Il suo Spirito ci rende figli: ecco un’altra grande e bella notizia! Siamo figli di Dio. C’è una relazione profonda tra noi e Dio, quand’essa viene meno, vince la morte. Gli uomini hanno dimenticato questo, hanno dimenticato di essere figli dello stesso Padre. Qualunque sia l’appartenenza sociale o religiosa.
La terza bella notizia è: siamo fatti per vivere in comunione, per l’accoglienza e per la solidarietà. Dio è attento a questo e a tutto quello che facciamo, dà valore ad ogni comportamento. Su tutto ci sarà il suo giudizio. Nel giudizio finale della parabola evangelica coloro che hanno fatto bene staranno alla sua destra a differenza degli altri. Ai primi, il re dirà: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Il giudizio finale verterà sull’amore o meno che ci ha mossi nel fare ogni cosa. Agli occhi di Dio conteranno molto le opere di misericordia: dare da mangiare a chi ha fame, dare da bere all’assetato, accogliere lo straniero, vestire l’ignudo, visitare l’ammalato ed il carcerato. “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Sono parole che vanno prese nel loro significato, senza accomodamenti e interpretazioni al ribasso. La vita eterna, la salvezza dipende da come avremo saputo vivere questa Parola, vera luce sui nostri passi, parola che non passa di moda e che indica a tutti il cammino della vita.
La nostra preghiera qui al cimitero sia per tutti, per i nostri parenti, amici e conoscenti, per coloro che ci hanno fatto del bene, ma anche per chi ci ha fatto del male.

✠ Francesco Oliva