Rinnovare la Pietà Popolare: nuove linee guida per le tradizioni religiose

REV.MI SACERDOTI E PARROCI
CONFRATERNITE E ARCICONFRATERNITE
COMITATI FESTA
LL.SS.
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Carissimi,
lo scorso 1 Dicembre 2024 è entrato in vigore il decreto del nostro vescovo “Pietà popolare, tesoro prezioso della nostra Chiesa” che dopo un lungo percorso di discussione, riflessione e formazione ha promulgato con valore normativo le indicazioni da rispettare in merito alle manifestazioni molteplici della Pietà popolare.
Tale osservanza richiede un impegno da parte di tutti, soprattutto parroci, nel presentare, richiamare e formare.
L’Ufficio per la liturgia e la pietà popolare e in particolare il sottoscritto è disponibile per offrire ogni ausilio necessario.
In questa mia lettera vorrei solo richiamare l’attenzione su alcuni punti su cui è necessario lavorare, confrontarsi e far ragionare i nostri fedeli cercando di mettere mano alle nostre “tradizioni” popolari soprattutto in questa fase iniziale.

  1. L’entrata in vigore del decreto, con le sue indicazioni, porta necessariamente a dei cambiamenti e a delle riduzioni, talvolta significativi, delle “tradizioni” popolari. Non si può quindi pensare che dal 1 Dicembre gli appuntamenti religiosi/folkloristici delle nostre comunità vadano avanti con una mera ripetizione di quanto previsto e calendarizzato negli scorsi anni sia nelle modalità che nel numero delle manifestazioni religiose popolari e festive.
  2. La prima indicazione da recepire è l’esortazione che ha valore normativo di evitare di duplicare le feste e processioni. Tanto più bisogna evitare la loro triplicazione (vietata anche per i santuari). Non importa se tali occasioni di duplicazione o triplicazione avvengono per motivi legati a voti, presunti miracoli o altri motivi. Per intanto potrebbe essere una prima soluzione transitoria portarle alla Classe C.
    Non si esiti a contattare questo ufficio per pensare a tutte le soluzioni possibili in un percorso che possa essere anche progressivo verso il rispetto delle indicazioni date.
  3. Insistenza sulla centralità della Domenica e dei Tempi forti dell’anno liturgico, come anche sulla importanza del rispetto dell’Anno liturgico come itinerario spirituale di tutta la Chiesa.
    Le feste e le processioni sono consentite di domenica solo se si tratta di Feste delle classi A e B e solo nelle Domeniche del tempo ordinario.
    È bene confrontarsi con questo ufficio per trovare soluzioni adeguate nei casi in cui le feste patronali e dei titolari (A e B) cadono tradizionalmente o per calendario nelle domeniche dei tempi forti e nelle Ottave di Natale e Pasqua.
  4. Il rispetto del giorno celebrativo del Calendario è un principio da osservare il più possibile. Il cammino da compiere è che la pietà popolare nelle sue manifestazioni folkloristiche e più propriamente religiose (riti e processioni) sia prolungamento e/o conduca alla celebrazione liturgica nel ritmo proprio del Calendario e dell’Anno liturgico.
  5. Il rispetto del giorno di celebrazione dell’8 dicembre per l’Immacolata Concezione è di stretta osservanza.
    È un titolo mariano profondamente legato al cammino di Avvento e non si addice la sua celebrazione fuori da questo giorno liturgico riportato nel Calendario e nel Tempo che prepara alla Solennità del Natale.
  6. Per ogni Classe A e B ci sia una sola festa per il patrono (del paese o della Città/Comune) o titolare della parrocchia o della confraternita (o di una chiesa/comunità succursale se pastoralmente utile). Ciò comporta portare alla Classe C le altre feste e processioni eventualmente presenti nella consuetudine della comunità parrocchiale e progressivamente alla loro eliminazione.
  7. Si curi la preparazione alle feste perché siano momenti di vita spirituale. Siano anche le processioni eventi di manifestazione pubblica di preghiera e non solo di festa e folklore; si curi che vi siano momenti di invocazione e preghiera e i fuochi pirotecnici non abbiano luogo durante la processione in modo da interromperla ma solo alla fine, senza indulgere a grotteschi e risibili delle statue perché assistano agli spettacoli.
  8. Sempre si ricordi e si cerchi di far capire che l’obiettivo non è semplicemente procedere a tagli e riduzioni o cambiamenti fini a sé stessi. Tutto questo è strumentale a un obiettivo più grande che è quello di recuperare tempo e risorse per altre attività pastorali e per dare alle comunità cristiane e alla nostra Chiesa locale un volto meno “cultuale e folkloristico”, talvolta sfuggendo alla chiamata rivolta alla nostra fede dalla realtà a cui siamo mandati, ma più evangelizzatore e missionario, formativo e impegnato nell’esercizio delle opere di carità.
    Il fine intermedio e comunque da perseguire è riarmonizzare la vita della pietà popolare con la vita liturgica delle nostre comunità e quindi un ulteriore applicazione della riforma conciliare della liturgia secondo quanto risultante dalla lettera e dallo spirito del Direttorio su Pietà popolare e Liturgia che sarebbe bene far leggere e presentare – anche con l’ausilio di questo ufficio – insieme al decreto del nostro vescovo.

Per ogni altra necessità o aiuto non esitate a contattarmi possibilmente non per dirimere solo conflitti o polemiche già in essere ma per prevenirli con una adeguata informazione. Il fine dell’Ufficio infatti non è di fare da arbitro o censore ma di offrire momenti e strumenti formativi alle comunità parrocchiali e alle confraternite come anche a tutti coloro che volessero comprendere meglio e conoscere veramente la Liturgia della Chiesa.

Sac. Nicola COMMISSO MELECA
Direttore dell’Ufficio Liturgico