Ai rev.mi
Sacerdoti e diaconi
Ai catechisti e alle Catechiste
Loro sedi
Carissimi,
saluto tutti voi a pochi giorni dall’inizio dell’Anno Giubilare, mentre stanno per riprendere molte nostre attività diocesane e parrocchiali.
Desidero condividere alcune riflessioni che riguardano una delle principali attività pastorali qual è l’evangelizzazione e la catechesi.
Molto è stato fatto in questi anni sul piano del rinnovamento della catechesi, dei cammini di IC, della formazione dei catechisti. In molte parrocchie è stata costante e preziosa l’attività svolta dall’UCD ed in particolare da don Mario e da don Bruno e da quanti hanno fatto parte della Commissione catechistica. È ormai risaputo che don Mario, sdb, a settembre scorso trasferitosi ad altra sede, ha lasciato l’incarico di direttore dell’UCD. Questo ci ha colto di sorpresa ed impone una riflessione a tutto campo sulla catechesi a livello diocesano.
Tenendo presente la Relazione finale, che lo stesso ha consegnato a conclusione del suo mandato, ho colto l’urgenza pastorale di un rinnovamento del percorso di IC, che in questi venti anni è stato incentrato sul Cammino “Emmaus” in stile educativo catecumenale. Nella relazione emergono elementi di riflessioni che già erano affiorati negli incontri di clero, in Consiglio Presbiterale, e in diverse parrocchie.
Premetto che “il Cammino Emmaus” di tipo educativo/catecumenale è stata una scelta della Diocesi da vecchia data, rappresentando una “svolta pastorale” coraggiosa, che non riguardava solamente la modifica dei processi di Iniziazione Cristiana, ma costituiva una vera e propria scelta di Chiesa, intesa a coinvolgere tutta la comunità cristiana. Era un cambio di prospettiva pastorale e di rinnovamento, da accogliere nella sua integralità con consapevolezza da parte di tutta la comunità diocesana, ed in particolare dai Parroci, dai catechisti e dai consigli pastorali. Cosa che – si legge nella relazione – non sempre è stata fatta. Ciononostante la scelta fatta ha ben contribuito al cammino di IC dei fanciulli e dei ragazzi, alla formazione dei catechisti. Ed ancora continua ad esserlo in molte parrocchie, anche se con adattamenti e con significative rimodulazioni a livello metodologico.
Oggi, si legge nella stessa Relazione, la situazione è molto cambiata rispetto agli inizi dell’anno 2000, quando fu avviato il Cammino Emmaus. Senza voler entrare nel merito alla ricerca delle cause, esso, pur avendo segnato un vero rinnovamento della catechesi, tale Cammino col tempo ha perso quel radicamento “diocesano” alla base del suo essere “strategia prioritaria” del percorso di IC. Pur continuando ad essere seguito in molte parrocchie, di fatto sono emerse altre proposte formative in stile catecumenale, come quelle dei movimenti ecclesiali di associazioni come l’AC e l’Agesci, in discontinuità con la scelta assunta nei primi anni del 2000.
La realtà che emerge dalla Relazione dell’UCD e dalla conoscenza generale di molte parrocchie si evince che il Cammino Emmaus fa fatica ad essere seguito a livello diocesano: non è più la proposta formativa seguita in tutte le parrocchie e solo in alcune è correttamente applicata. Laddove il cammino Emmaus è seguito correttamente è una risorsa formativa preziosa che va continuata e sostenuta come si conviene.
Dopo la prima fase (dai primi anni del 2000 ad oggi), che ha segnato un tempo di crescita nell’impegno di formazione catechistica della nostra Chiesa, grazie soprattutto al Cammino Emmaus e a quanti se ne sono fatti carico, s’impone però dover riguardare la situazione con realismo e coerenza, prestando attenzione a tutte le situazioni parrocchiali ed accompagnandole, in modo da rispondere al bisogno di evangelizzazione di tutta la diocesi.
La situazione attuale dell’Iniziazione Cristiana nella nostra Chiesa appare alquanto articolata e varia: alcune parrocchie continuano a seguire il “Cammino Emmaus”, altre il “metodo Fontana”, altre i cammini di IC propri del metodo associativo e dei movimenti di appartenenza, altri dei catechismi della CEI secondo un proprio percorso parrocchiale. Anche il tempo di durata della catechesi varia da una parrocchia all’altra. In alcune comunità si celebra l’Eucarestia e la Confermazione insieme, in altre prima l’Eucarestia e dopo qualche anno la Confermazione.
Questa eterogeneità frutto di sensibilità diverse va ricondotta all’unicità di un progetto, che anche se non vuole omologare deve avere dei punti fermi. Se non abbiamo delle linee comuni su un tema così decisivo, come potremo dire di vivere la nostra comunione ecclesiale?
Il problema di fondo è come si diventa cristiani nella nostra realtà ecclesiale. Non è un problema da nulla. Di conseguenza non si può pensare all’Iniziazione Cristiana solo come tempo di preparazione ai sacramenti della prima Comunione o della cresima, ma come vera introduzione alla vita cristiana nella sua completezza. E questo è divenuto chiaro in questi ultimi anni. Abbiamo acquisito, almeno sul piano della consapevolezza, forse meno nella pratica, che iniziare alla vita cristiana significa testimoniare e far conoscere il Vangelo, insegnare a pregare, entrare nella ricchezza del mistero del Dio, della grazia sacramentale e della vita della Chiesa. Seguendo un cammino vissuto con gradualità e con un linguaggio adeguato all’età e al nostro tempo, con gesti che facciano scoprire la bellezza della vita cristiana vissuta nella carità.
Rimangono alcune fatiche da superare. Dobbiamo anzitutto ammettere il persistere di una certa stanchezza nell’organizzare il cammino di catechesi a livello parrocchiale come anche di attivare percorsi di vera catechesi con e per gli adulti. Per non dire dell’insufficienza di catechisti e di proposte di formazione in ogni parrocchia. Solo in poche si tiene la lectio divina settimanale o altra proposta di catechesi.
Sono da superare i limiti richiamati dagli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi “Incontriamo Gesù” (2014), quali “la tentazione di risolvere la catechesi dei piccoli prevalentemente attraverso incontri che utilizzano una metodologia ispirata a ad un modello scolastico antiquato (la catechesi è sì, anche scuola, ma nel senso più bello e più alto del termine!); l’annacquamento dell’esperienza catechistica in banali animazioni di gruppo, senza sapere così più rintracciare l’esperienza – la vita in Cristo – attraverso le esperienze; la conoscenza solo superficiale e talvolta strumentale, spesso anche negli stessi operatori pastorali, della Scrittura, della dottrina cattolica e della vita ecclesiale; l’assenza o comunque l’ampia distanza dei percorsi di catechesi dalla testimonianza di carità; la carenza di progetti catechistici locali e di cammini formativi per gli operatori della catechesi; soprattutto, la delega ai catechisti – e spesso solo a loro – di quella dimensione educativa che può operare solo una comunità educante nel suo insieme, che professa, celebra e vive la fede” (Incontriamo Gesù, n. 14). Sono situazioni che si riscontrano ancora nella nostra realtà diocesana, seppure in misura molto limitata. È del tutto insufficiente l’attenzione esclusiva prestata a livello catechistico solo ai bambini e ai ragazzi, mancando uno sguardo attento al mondo degli adulti. Dev’essere chiaro che senza l’annuncio agli adulti anche l’iniziazione dei ragazzi rimane sterile.
Il bisogno di un rinnovamento del cammino di formazione non può fermarsi al cammino di IC; l’istanza di rinnovamento riguarda tutta la catechesi alla luce dell’Evangelii Guadium e del magistero di papa Francesco, ma anche delle indicazioni dei Vescovi Italiani con gli Orientamenti per l’annuncio e la catechesi “Incontriamo Gesù” (2014) e del Direttorio per la Catechesi (2020). Gli Orientamenti “Incontriamo Gesù” (2014) i Vescovi italiani offrivano una lettura del cammino avviato e dei risultati ottenuti nel rinnovamento della catechesi:
“Nell’ultimo decennio, in molte Diocesi sono state promosse alcune sperimentazioni che avevano come scopo la verifica e il rinnovamento dei percorsi di iniziazione cristiana di bambini e ragazzi. Gli esiti sono stati incoraggianti: un maggiore coinvolgimento dei genitori e degli adulti delle comunità, l’“ispirazione catecumenale” dei percorsi con anche l’introduzione di significative celebrazioni liturgiche di passaggio e una rinnovata scansione delle tappe sacramentali; la riscoperta del valore di un primo annuncio pure ai piccoli, fondativo di una catechesi vera e propria (…). Dopo il periodo di sperimentazione si avvia il passaggio “ad un tempo di proposta per tutti, sotto la guida e il discernimento dei singoli vescovi, nella pluralità delle iniziative e delle esigenze locali”.
Va avviata una “riflessione sulla centralità dell’annuncio, sugli itinerari per chi chiede il Battesimo, sul significato e la fisionomia dei percorsi di iniziazione cristiana dei piccoli e sull’importanza della catechesi in ogni fase della vita”, essendo “prioritario il riferimento alla famiglia, prima ed insostituibile comunità educante, autentica scuola di Vangelo”.
Come già emerso nell’ultimo incontro del Consiglio Presbiterale, la nostra Chiesa, partendo da alcune istanze resesi più impellenti in questi ultimi tempi, avverte l’urgenza di rivedere il suo cammino formativo, assumendo come punto di partenza il richiamo all’importanza della catechesi in ogni fase della vita e ritenendo prioritario il riferimento alla famiglia nella formazione religiosa. tutto ciò comporta dover affrontare nuove urgenze pastorali.
La prima è il coordinamento della catechesi con le altre dimensioni della pastorale.
“È importante che la catechesi si coordini con le altre dimensioni della pastorale della Chiesa particolare. Questo «non è un fatto meramente strategico, ordinato a una più incisiva efficacia dell’azione evangelizzatrice, ma possiede una dimensione teologica di fondo. L’azione evangelizzatrice dev’essere ben coordinata perché essa mira all’unità della fede, la quale sostiene tutte le azioni della Chiesa».
“La catechesi ha una stretta relazione con la pastorale familiare, giovanile e vocazionale, come pure con la pastorale scolastica e universitaria. Anche se l’azione pastorale della Chiesa è più ampia della catechesi, questa comunque – in forza della sua funzione iniziatica – la vivifica e la rende feconda”.
Pertanto, “la necessità di una pastorale organica richiede il coordinamento della catechesi con le altre attività di evangelizzazione”.
Urge la realizzazione di un percorso formativo condiviso nelle sue linee essenziali, frutto di sensibilità diverse che operano sinergicamente in stile sinodale.
La seconda urgenza è la formazione di una Commissione di iniziazione alla vita cristiana, in cui “confluiscono la pastorale del primo annuncio e la catechesi, la pastorale liturgica e la Caritas, le associazioni e i movimenti laicali. Questa commissione potrebbe offrire alla pastorale diocesana orientamenti comuni per l’iniziazione alla vita cristiana, sia nella forma di catecumenato per i non battezzati sia come ispirazione catecumenale della catechesi per i battezzati, essendo importante che tutte le proposte pastorali abbiano la stessa ispirazione di fondo”.
Tale Commissione ha il compito di elaborare un Progetto diocesano di catechesi, quale “offerta catechistica globale di una Chiesa particolare, che integra, in modo articolato, coerente e coordinato, i diversi processi catechistici proposti dalla diocesi ai destinatari delle differenti età della vita”. Esso ha un “principio organizzatore, che dà coerenza ai diversi processi di catechesi offerti da una Chiesa particolare, che è l’attenzione alla catechesi degli adulti, “asse portante attorno a cui ruota e si ispira la catechesi” delle altre età.
Questo richiede non tanto l’aggiunta di alcune attività destinate agli adulti accanto alla catechesi dei bambini e dei ragazzi, quanto una ricomprensione dell’intera attività catechistica che parta dagli adulti.
“In questo senso, ogni Chiesa particolare, in ordine anzitutto all’iniziazione cristiana, deve offrire almeno un duplice servizio: a) Un processo di iniziazione cristiana, unitario e coerente, per bambini, fanciulli, adolescenti e giovani, in intima connessione con i sacramenti dell’iniziazione già ricevuti o da ricevere e correlato con la pastorale dell’educazione; b) Un processo di catechesi per adulti, offerto ai cristiani che hanno bisogno di dare fondamento alla loro fede, realizzando o completando l’iniziazione cristiana inaugurata o da inaugurare con il Battesimo”.
“Questi diversi processi di catechesi, ciascuno con possibili varianti socio-culturali, non devono essere organizzati separatamente come se fossero «compartimenti-stagno, senza comunicazione tra loro». È necessario che l’offerta catechistica della Chiesa particolare sia ben coordinata. Tra queste diverse forme di catechesi «bisogna favorire la loro perfetta complementarità».
Nel contesto della catechesi degli adulti, il cammino di “Iniziazione Cristiana dei fanciulli e dei ragazzi” (ICFR) s’ispira al modello catecumenale basandosi proprio sul presupposto che il cammino di fede dei genitori precede e accompagna sempre quello dei figli. Iniziare i figli alla fede cristiana è un compito che nasce dalla paternità e maternità; dunque, non può essere delegato. È un’originaria e originale esperienza da valorizzare sempre nei cammini di IC dei fanciulli e dei ragazzi anche là dove la famiglia può apparire in crisi o per molti aspetti carente. Quali che siano le situazioni familiari, è sempre indispensabile ricercare il coinvolgimento della famiglia affinché, anche nel caso in cui i genitori fossero indifferenti o non disponibili, il fanciullo possa essere accompagnato da altri membri della famiglia (ad esempio i nonni).
La comunità cristiana chiede ai genitori di accompagnare il cammino di fede dei propri figli: è indispensabile offrire ai genitori la possibilità di un itinerario di fede comunitario, in modo tale che la famiglia cristiana ritorni ad essere il luogo privilegiato della trasmissione della fede. “Si dovrà chiedere ai genitori di partecipare a un appropriato cammino di formazione, parallelo a quello dei figli». L’obiettivo è aiutare i genitori a vivere l’incontro con Gesù ed a riscoprire la loro fede.
Il Progetto catechistico d’ispirazione catecumenale, guardando con particolare attenzione alla catechesi degli adulti e al coinvolgimento delle famiglie, si realizza all’interno della comunità parrocchiale, “che è e rimane “comunità educativa di riferimento propriamente tale”. Essa deve offrire ai genitori gli elementi essenziali che li aiutino a fornire ai figli l’alfabeto cristiano.
Ne consegue l’elaborazione di un programma operativo, ove siano definiti obiettivi, contenuti, attività e tecniche, come anche l’individuazione di sussidi catechistici e dei tempi di realizzazione.
Lo stile della nuova evangelizzazione esige il passaggio da una chiesa che pensa solo ai ragazzi e ai giovani ad una comunità cristiana che si dedica prima di tutto ad annunciare il Vangelo agli adulti. È un’importante sfida pastorale, che c’impegnerà nella sensibilizzazione e responsabilizzazione degli adulti e dei genitori.
Chiedo a tutti, sacerdoti, diaconi e operatori pastorali la pazienza e la bontà di riflettere sui percorsi di formazione sia in riferimento al mondo degli adulti che alla IC dei fanciulli e dei ragazzi. Quanto agli itinerari di IC dei fanciulli e dei ragazzi essi dovranno essere coerenti con le indicazioni diocesane espresse dalla Commissione di iniziazione alla vita cristiana.
In questo anno 2024-2025 chiedo di avviare il primo anno della IC (6-7 anni) con le famiglie in modo da renderle protagoniste nel percorso di IC. Un cammino che inizia è una porta che si spalanca sulle nostre parrocchie. Spesso tendiamo a lamentarci che molti dei genitori che si affacciano alle nostre comunità per chiedere i sacramenti non frequentano più la Chiesa da tempo: quale migliore occasione per rendere la nostra Chiesa missionaria, curando l’ingresso di questi nuovi fratelli e sorelle, che siano bambini o famiglie intere?
Nel I anno di formazione dei ragazzi (6-7 anni) ci si impegnerà nell’accompagnare le famiglie nell’itinerario Catecumenale con i figli, sapendo che senza genitori non c’è iniziazione.
In attesa delle indicazioni diocesane quest’anno si eviterà di avviare nuovi itinerari di IC. Le attività di formazione saranno rivolte principalmente ai genitori. non mancheranno momenti formativi dei genitori con i loro figli, secondo u percorso indicato in sede diocesana. Non mancano a riguardo proposte di accompagnamento delle famiglie, che potranno fare da “Guida”. Cito tra le tante il testo Guida di A. Fontana – M. Cusino, “Accompagnare le famiglie nell’itinerario catecumenale con i figli” dell’editrice LDC.
Coraggio, abbiamo davanti un lavoro bello ed entusiasmante, per quanto impegnativo: quello di trasmettere la gioia del Vangelo! Vi propongo la lettura del paragrafo 266 di Evangelii Gaudium, dove Papa Francesco osserva come non è la stessa cosa vivere con Gesù o vivere senza; non è la stessa cosa pensare a Lui o non pensarci; non è la stessa cosa organizzare la propria vita con Lui oppure farlo senza di Lui. Per questo serve il coinvolgimento profondo di ciascuno di noi: Dio ci ha dato la grazia di poter parlare di Cristo, di poter parlare del Vangelo e soprattutto di poterlo testimoniare! È questa la missione propria di ogni cristiano. Non tiriamoci indietro, sapendo che il mondo ha bisogno del Vangelo della gioia.
Grazie a voi sacerdoti discepoli missionari del Cristo e a tutti i catechisti e le catechiste, ai genitori che accompagnano i loro figli nei vari percorsi di vita. grazie da parte della nostra chiesa diocesane se saprete far gustare la ricchezza della vita buona a quanti ai primi anni della loro vita sono alla ricerca della vita vera.