Ai Sacerdoti,
Ai diaconi, religiosi e religiose,
Agli Operatori della Curia diocesana
Ai Collaboratori degli uffici diocesani,
Ai Fedeli membri
degli organismi di partecipazione ecclesiale
All’inizio del nuovo anno pastorale dò a tutti Voi, cari e pregiatissimi collaboratori, il mio saluto e gli augurii di buon anno pastorale. Sarà un tempo in cui ci renderemo strumenti nelle mani del Signore partecipi delle fatiche e speranze della nostra Chiesa.
Vi ringrazio per la collaborazione alla nostra Chiesa e per l’intelligente consiglio che vorrete dare, ogni qualvolta sarete chiamati a partecipare agli incontri previsti. La vostra collaborazione (ed i vostri consigli) avverrà all’interno di assemblee ecclesiali, ove quel che più conta è il discernimento, frutto dell’azione dello Spirito che ci è stato donato. Una azione che ci porta a riconoscere ciò che è bene per la nostra Chiesa e ciò che non si addice né al bene dei fedeli né a quello della comunità. Si tratta di scegliere la parte migliore, ciò che è essenziale. Ove protagonista in assoluto è lo Spirito Santo: a Lui dovremo dare ascolto in docilità di cuore come Maria e gli Apostoli nel cenacolo. Ascoltare lo Spirito e renderci a Lui docili, obbedienti e fedeli richiede un clima di silenzio, di dialogo sereno, di ascolto reciproco e di rispetto.
Pur notando una generale attenzione e partecipazione durante gli incontri comuni, non mancano occasioni di distrazione in questo nostro tempo in cui l’uso dei cellulari ci porta con molta facilità a disconnetterci con quanto in corso per connetterci col mondo esterno. È di comune evidenza che spesso, mentre si dialoga e si trattano temi delicati ed importanti, c’è chi risponde al cellulare, distraendo e distraendosi. C’è anche chi ne fa uso improprio, per registrare le conversazioni senza averne alcuna autorizzazione. Cosa che non solo è indecorosa, ma lede il diritto alla privacy e alla riservatezza personale. E, soprattutto, offende le regole di lealtà, di correttezza e reciproco rispetto. Comportamenti simili, non solo non rendono ragione alla serietà di quanto si sta determinando, ma denotano male di chi li compie (e delle sue intenzioni). Non per una questione di galateo, ma per affermare l’importanza ecclesiale della consultazione
chiedo a tutti, sacerdoti e laici, membri degli organismi di partecipazione di non fare uso del cellulare nel corso degli incontri dei Consigli Presbiterali, dei Consigli pastorali (parrocchiali, vicariali, diocesani), delle assemblee diocesane e vicariali, nonché in ogni altra riunione ecclesiale per la quale il moderatore lo richieda. Parimenti chiedo ai sacerdoti e diaconi di non farne uso nel corso dei ritiri spirituali.
Per ragioni di necessità ci si potrà servire del telefono fisso della curia o della parrocchia e del luogo in cui si svolge la riunione.
Questa disposizione è dettata dall’esigenza, espostami da taluni da me ritenuta valida, di dare valore e serietà a tutti i momenti di partecipazione ecclesiale, espressione di una Chiesa che si mette in ascolto del Maestro interiore e che vuole fare della sinodalità una scelta di campo. Cosa che è impedita da qualunque comportamento, che reca oggettivamente disturbo al corretto svolgimento dell’incontro, come quello su richiamato.
Conto sul senso di responsabilità di ciascuno e sull’attenzione del moderatore dell’incontro ecclesiale nel far rispettare questa disposizione.
Sono certo che il rispetto di quanto sopra stabilito consentirà lo svolgimento dei nostri incontri in un clima di maggiore fraternità e raccoglimento, rispetto e correttezza.
Affido al senso di responsabilità e allo spirito di obbedienza di ciascuno l’osservanza di tale disposizione.
Locri, 14 ottobre 2019
Mons. Francesco Oliva