Locri, 10 luglio 2019
Rivolgo il mio pensiero, credo la prima volta per iscritto, a quanti mi collaborano negli Uffici di curia. Conosco il vostro lavoro tanto prezioso quanto silenzioso, talvolta criticato e poco apprezzato. Non è da considerare un servizio burocratico, secondario o semplicemente funzionale. E’ una collaborazione pastorale di coordinamento diocesano, che tocca la vita e la missione della Chiesa particolare nei suoi diversi ambiti.
Il mio saluto a tutti Voi, miei più vicini collaboratori. Siete chiamati a sostenere il cammino della vita diocesana, ad accompagnare le comunità, i fedeli nelle loro richieste di aiuto. Quanto prezioso e delicato il vostro impegno nel favorire la comunione tra le varie realtà diocesane! Cercate di essere artefici di unità, dicollaborazione e corresponsabilità. Così facendo renderete più bello il volto della nostra Chiesa. Non piegatevi alle logiche del cameratismo, avendo sempre coscienza del senso ecclesiale del vostro servizio.
Desidero ringraziarvi per la collaborazione. Collaborare, dal latino cum-laborare, sta per lavorare insieme. Come a dire nello stile della sinodalità, ove il termine greco synodeuo sposta l’attenzione al viaggiare in compagnia, al camminare insieme. Da esso deriva synodos, che sta per adunanza, riunione, frutto del con-venire.Sant’Ignazio d’Antiochia nella lettera agli Efesini definiva i cristiani synodoi, coloro che camminano insieme: «Siete tutti compagni di viaggio (synodoi, conviatores), portatori di Dio, portatori del tempio, portatori di Cristo e dello Spirito, in tutto ornati dei precetti di Gesù Cristo». Gesù è il Synodos per eccellenza, il «compagno di viaggio». Nel testo apocrifo degli «Atti di Tommaso» leggiamo: «Credi in Cristo Gesù… Egli ti sarà compagno (synodos) lungo il sentiero pericoloso, ti sarà guida verso il regno suo e di suo Padre, ti condurrà alla vita perpetua e ti darà quella sovranità che non passerà e non cambierà mai». Qualunque attività il cristiano svolge nel nome di Gesù la fa in sua compagnia. Gesù non ci tradisce mai. Resta fedele alla sua Alleanza.
So di poter contare sul vostro servizio qualificato. Lavorate con la consapevolezza di non essere operatori solitari, ma un gruppo che nella diversità delle mansioni opera per il bene della nostra Chiesa. Non ci siano tra voi antagonismo, spirito di contesa, vana concorrenza e inutile rivalità né, come dice l’Apostolo Paolo, “spirito di parte e vanagloria” (Filippesi 2,3-4). Il vostro è un lavoro di squadra qualunque sia il settore operativo. Come in un mosaico, ove ogni tessera, diversa dalle altre, si compone in unità e contribuisce alla bellezza del tutto. L’operare in sinergia sarà faticoso, ma senz’altro più soddisfacente. Mi attendo dai diversi uffici diocesani un’azione coordinata, nello spirito della sinodalità. E’ lo stile di cui rivestirci per meglio esprimere il volto missionario della nostra Chiesa. Sarà possibile, se avremo umiltà. Se riterremo gli altri superiori a noi stessi e metteremo al primo posto il bene e l’interesse comune.
Ripensando all’esperienza di questi cinque anni devo lodare e ringraziare il Signore per la collaborazione ricevuta. Il tempo che scorre convince sulla necessità di doversi adeguare al nuovo. Il rinnovamento risponde ad un’esigenza di conversione (“Ecclesia semper reformanda”), che ci spinge a conformarci in modo dinamico alla forma Christi, in ascolto dello Spirito che c’invita ad uscire da noi stessi e ad incamminarci verso quegli orizzonti che lo stesso Spirito ci indica attraverso la Parola e i segni dei tempi. Come ricordava San Giovanni Paolo II, “ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie di introversione ecclesiale”.
Quanti hanno compiuto gli studi di teologia negli anni conciliari sanno che il teologo Yves-Marie Congar, già nel 1950, indicava come prima condizione per una vera riforma nella Chiesa la finalità pastorale e il primato della carità. La riforma deve essere sempre, come si esprime la Evangelii gaudium, una «rivoluzione della tenerezza», un’opera di calibrazione tra la Chiesa della verità e la Chiesa della carità.Ai tempi della sua opera pastorale in Argentina, Papa Francesco affermava: «Veniamo incoraggiati a edificare la città, ma forse bisognerà abbattere il modellino che ci eravamo disegnati nella nostra testa. Dobbiamo prendere coraggio e lasciare che lo scalpello di Dio raffiguri il nostro volto, anche se i colpi cancellano alcuni tic che credevamo gesti».
Perché la nostra Chiesa risponda alle esigenze dell’oggi, dobbiamo perciò lasciarci ‘modellare’ dallo Spirito di Dio, che realizza la sua opera attraverso, ma anche oltre, le nostre piccole realizzazioni.
C’è chi ha fatto osservare che non è opportuno far gravare troppi incarichi solo su alcuni. Mi sembra giusto un maggiore avvicendamento, negli uffici diocesani come per le parrocchie. Non si tratta di bocciatura dell’operato di nessuno, ma del bisognodi quell’alternanza che ci aiuta a riconoscerci umili servi del Signore. A tutti chiedo di operare sempre con entusiasmo ed impegno.
Servite il Signore con gioia! Di fronte alle difficoltà non arrendetevi. E’ segno di amore per la nostra Chiesa lasciarsi coinvolgere, accettare la sfida del cambiamento, il non rifuggire dagli incarichi che comportano maggiori responsabilità. Ma anche di fedeltà al “sì” espresso il giorno dell’ordinazione. Quel sì detto al Vescovo è impegno di fedeltà alla Chiesa. La Chiesa d’incardinazione, che ci ha accolto, accompagnatinella formazione, sostenuti economicamente, è la Chiesa che il Signore ci ha chiamato a servire. Restiamo fedeli ad essa, per essere fedeli al Signore. Se la vorresti diversa, questo dipende anche da te.
Avendo ascoltato molti di voi, vedo utile una rimodulazione degli uffici diocesani ispirata a questi principi:
1. Il primato della missione: la dimensione missionaria deve qualificare tutta la nostra pastorale diocesana e definisce la configurazione degli uffici pastorali. Non sembri strano, se la costituzione apostolica sulla Curia Romana, di prossima pubblicazione, avrà come titolo Praedicate Evangelium. Un titolo riferito alla riforma degli organismi di curia che richiama il Vangelo e fa riflettere. Qualcuno direbbe: cosa hanno a che fare gli uffici ed organismi di curia con il “predicare il Vangelo”?
2. Corresponsabilità e partecipazione laicale. L’intero popolo di Dio deve essere aiutato a riscoprire la sua vocazione battesimale, in modo da essere protagonista della vita e missione della Chiesa. In forza di questa vocazione, è dotato di una varietà di doni, di carismi e di ministeri. Tutti finalizzati alla comune missione evangelizzatrice.
3.Sinodalità. Lo stile della sinodalità definisce anzitutto le modalità di ogni attivitàpastorale. Sinodalità non come semplice fatto organizzativo, ma come stile di relazionalità tra le persone e gli uffici. Lasciatevi coinvolgere nell’arte della sinodalità, che è “la via costitutiva della Chiesa; la cifra che ci permette di interpretare la realtà con gli occhi e il cuore di Dio; la condizione per seguire il Signore Gesù ed essere servi della vita in questo tempo ferito”.
La nostra organizzazione diocesana va rimodulata ed orientata in questa direzione. Abbiate presente che “la messa in atto di una Chiesa sinodale è presupposto indispensabile per un nuovo slancio missionario che coinvolga l’intero Popolo di Dio”. Alla scelta sinodale non si addicono gli atteggiamenti autoritaristici, né la conduzione verticistica della Comunità. Imparare a parlarci e ad ascoltarci è il primo passo per essere capaci di discernere e decidere insieme. Qualunque sia il nostro servizio, chiediamoci: come favorire l’unità e la comunione tra noi e nella Chiesa?
Questi principi valgono anzitutto per il rinnovamento interiore. Ed a seguire per il rinnovamento delle strutture pastorali. Lo Spirito Santo ci sostenga. Dia a ciascuno la passione e l’amore per la Chiesa. Infonda il coraggio di camminare insieme. Ci rendaoperai instancabili nella Sua vigna.
Sono particolarmente grato ai sacerdoti che hanno manifestato costante disponibilità e generosità nel servizio di curia. Permettetemi che ne ricordi almeno uno: mons. Cornelio Femia, che sino allo scorso anno ha offerto con saggezza, equilibrio ed amore la sua collaborazione di Vicario generale. Ringrazio anche i Vicari Episcopali (don Bruno Cirillo, don Giuseppe De Pace, don Piero Romeo, padre Francesco Carlino), che mi hanno dato un’importante e stretta collaborazione e che, mi auguro, seppure con mansioni diverse, continueranno a servire la Chiesa. La stessa gratitudine esprimo ai Vicari Foranei (p. Giuseppe Giacobbo, don Tonino Saraco, don Fabrizio Cotardo, p. Francesco Carlino, don Enzo Chiodo) che hanno coordinato il lavoro pastorale delle Vicarie. Anche a loro chiedo di continuare a servire la Chiesa con l’entusiasmo di sempre.
Credo nel valore dell’avvicendamento e dell’uguale dignità di ogni servizio che viene affidato. Spesso il Signore ci mette davanti la sfida di dover ricominciare, raccogliendo quanto altri hanno già seminato. Ci chiama ad essere fautori di novità, nel quadro di una pastorale di comunione di cui nessuno può essere protagonista isolato.
La costituzione delle Comunità di Parrocchie, il riordino e la riduzione a tre delle Vicarie, la diminuzione progressiva del numero dei sacerdoti e l’innalzamento graduale dell’età del nostro clero inducono delle innovazioni che ci consentono di valorizzare altre, non meno importanti, dimensioni del servizio pastorale. Sono circostanze che pongono avanti l’urgenza di rivedere tutta una pastorale sbilanciata troppo sul versante della pietà popolare, sui riti e le devozioni, e meno su forme pastorali nuove di evangelizzazione. Circostanze che, nello stesso tempo,m’impongono di dover chiedere a qualche sacerdote un surplus d’impegni pastorali. Ringrazio questi confratelli che non si risparmiano e che obbediscono per amore alla Chiesa. E non per ambizione e carrierismo, come da qualcuno malignamente può essere detto o semplicemente pensato.
Vi consegno un testo provvisorio sulla diocesi e la sua organizzazione. Sarà un pista di riflessione e confronto, in modo da arrivare ad un testo definitivo che vorrei entrasse in vigore con il prossimo mese di ottobre.
Invoco su ciascuno l’aiuto di Maria, madre della Chiesa. Ci faccia crescere nella comunione. Guidi i nostri passi sulle vie della missione, per spargere con gioia il buon seme del Vangelo.
Chiedo al Signore che ci renda artefici di rinnovamento spirituale, fedeli alla missione della Chiesa nella complessità del nostro tempo.
Il Signore vi dia pace e vi benedica.
Francesco Oliva