Mons. Oliva al Giubileo del Malato e della Sanità: “Trovate la forza della Fede nella malattia”

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Celebriamo la XXXIII Giornata Mondiale del Malato nell’Anno Giubilare 2025 in questo santuario Diocesano dello Scoglio nel giorno in cui la chiesa tutta celebra la memoria dell’apparizione della Madonna a Lourdes. Lourdes uno dei tanti luoghi benedetti, in Cui la Vergine Madre ha manifestato la sua maternità e vicinanza. Anche qui allo Scoglio tanti ammalati in più di mezzo secolo hanno potuto pregare Maria e fare esperienza della sua vicinanza ed amorevolezza. Celebrando questo Giubileo diocesano invochiamo per tutti gli ammalati, gli operatori del mondo della sanità, per tutti noi l’amorevole sguardo della Vergine. Qui allo Scoglio chiediamo a Maria di accompagnarci nel cammino della vita e di aiutarci a superare i tanti “scogli” della vita, che rendono difficile il nostro cammino. Anche la sofferenza e la malattia sono “scogli” da superare, prove da superare senza mai perdere la speranza. La Chiesa in questo anno giubilare ci invita ad essere “pellegrini di speranza”. C’incoraggia ricordandoci le parole di San Paolo: “La speranza non delude e ci rende forti nella tribolazione (Rm 5, 5).
A quale speranza facciamo riferimento?
Alla speranza di sapere di non essere soli nel cammino della vita. alla speranza che ci dà certezza che nulla, «né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio» (Rm 8,38-39). E da questa “grande speranza” deriva ogni altro spiraglio di luce con cui superare le prove e gli ostacoli della vita (cfr Benedetto XVI, Lett. enc. Spe salvi, 27.31).
È la grande speranza che infonde in Maria l’angelo Gabriele: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine”.
Maria di fronte al Mistero che le viene annunciato coglie il progetto di Dio sulla sua vita: quello di diventare madre del suo Figlio! Lo coglie fidandosi di Dio: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.
La fede di Maria nasce dall’incontro con Dio, al quale si affida e del quale si fida. Fidarsi di Dio ed affidarsi a Lui accresce la speranza e dà vita nelle circostanze più difficili. Dio ci fa sentire la sua vicinanza attraverso Maria. Così è avvenuto a Lourdes e così avviene per tanti qui allo Scoglio.
Maria è la madre che accompagna i figli e sta vicina a loro in ogni momento, soprattutto nella sofferenza. È presente nella vita del Figlio, in tutti i suoi momenti, è presente presso la Croce. Lì, madre nel dolore, accetta di essere madre nostra e di portare con noi la croce. Come è stata fedele al Figlio lo è verso di noi: nutre ed alimenta la speranza che la sofferenza e la morte non sono l’ultima parola sulla nostra vita. Infonde in noi la speranza ed il desiderio della vita che sta oltre. Anche Gesù non ci abbandona nella sofferenza. Con il suo amore misericordioso, permette di cogliere nell’infermità, per quanto dolorosa e difficile, un’opportunità d’incontro con il Signore.
Nella malattia, se da una parte sentiamo tutta la nostra fragilità di creature – fisica, psicologica e spirituale –, dall’altra possiamo fare esperienza della vicinanza e della compassione di Dio. Egli non ci abbandona e spesso ci sorprende col dono di una tenacia che non avremmo mai pensato di avere, e che da soli non avremmo mai trovato. La malattia diventa l’occasione di un incontro che ci cambia: un’esperienza che, pur nel sacrificio, ci rende più forti, consapevoli di non essere abbandonati a noi stessi. Il dolore porta con sé un mistero di salvezza, nella misura in cui sperimentiamo vicina e reale la consolazione che viene da Dio.
Questa vicinanza e consolazione di Dio l’avvertiamo anche attraverso i medici, gli infermieri e i familiari, gli amici ed i sacerdoti: sono “angeli di speranza”, “messaggeri di Dio”, ovunque si prendono cura del malato.
I luoghi in cui soffriamo diventano luoghi di condivisione, in cui si soffre insieme e ci si arricchisce a vicenda.
Quante volte, al capezzale di un malato, si impara a sperare! Quante volte, stando vicino a chi soffre, si impara a credere! Quante volte, chinandosi su chi è nel bisogno, si scopre l’amore! Ci si rende conto, cioè, di essere “angeli” di speranza, messaggeri di Dio, gli uni per gli altri, tutti insieme: malati, medici, infermieri, familiari, amici, sacerdoti, religiosi e religiose; là dove siamo: nelle famiglie, negli ambulatori, nelle case di cura, negli ospedali e nelle cliniche” (papa Francesco).
L’esperienza della fragilità e della sofferenza nella nostra carne ci aiuta ad apprezzare il sorriso di un operatore sanitario, il volto comprensivo e premuroso di un dottore o di un volontario, quello pieno di attesa e di trepidazione di un parente, di un figlio o di un amico caro. Cogliamo la bellezza e la portata di questi incontri di grazia e impariamo a conservarli nel nostro cuore per non dimenticarli.
La malattia si trasforma in dono, quando ci fa vivere l’esperienza della fragilità e della precarietà, che rende più umani e ci fa apprezzare la vicinanza e ogni gesto di affetto.
Il messaggio che questa celebrazione vuole consegnare a ciascuno di noi è l’invito ad accogliere l’esperienza della malattia nella fedeltà a Dio e nella dimensione del dono e della condivisione.
Chiediamo a Maria, l’Immacolata apparsa a Lourdes, a Maria Immacolata, nostra Signora dello Scoglio, di accompagnarci e di farci sentire la sua vicinanza quando la sofferenza si fa grave. Impariamo a recitare ogni giorno questa preghiera:
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio. Non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

✠ Francesco Oliva