Nella celebrazione della santa Messa nella memoria di san Benedetto, Abate e Patrono d’Europa, abbiamo chiesto al Signore di renderci capaci di nulla anteporre al suo amore, per correre con cuore libero e ardente nella via dei suoi precetti. Il mio pensiero è andato subito a tutti voi presbiteri, che spendete la vita donandola a Dio nel servizio alla Chiesa.
Mi sono ricordato in particolare di quanti hanno ricevuto l’ordinazione presbiterale nel mese di luglio: mons. Laganà Francesco (05/07/1953), p. Monteleone Ernesto (09/07/1967), p. Spagnolo Rocco (30/07/1978), Castanò Cosimo (30/07/1998), Commisso Giuseppe (11/07/2011), Piscioneri Giovanni (12/07/2015), Gondwe Fortune (13/07/2019), Licona Sierra Dawinso (19/07/2014), Santoro Lorenzo (20/07/2017), Mazzà Antonio (20/07/2017), Gerace Gianluca (20/07/2017), Okemba Mesmin Marius (20/07/2003), Omboni Zephirin (20/07/2003), Issambo Jerome (20/07/2003), Peduto Antonio (20/07/2019), Longo Gianluca (20/07/2021).
Ho pregato per loro e per tutto il presbiterio diocesano. Ho ringraziato il Signore per il vostro ministero e gli ho chiesto di concedermi di continuare a servirlo con amore appassionato e disinteressato. Il nostro è un ministero che esige tanta umiltà e piena disponibilità. Anche in presenza di tanti limiti e fragilità, che però non c’impediscono di essere pronti nell’ascoltare e attenti l’uno verso l’altro, non rinunziando mai al dialogo ed al rispetto reciproco.
Il servizio che ho reso in questi dieci anni mi ha dato la possibilità di conoscervi, imparare ad amarvi, ma anche ad accogliere le vostre diversità che sono ricchezza per le nostre comunità. Ognuno di voi sa di essere stato costituito in un ministero di fraternità con gli altri presbiteri e col vescovo. Sa che al momento dell’ordinazione presbiterale è divenuto cooperatore del vescovo nel servizio del popolo di Dio promettendo a lui ed ai suoi successori filiale rispetto e obbedienza. Sa che la fedeltà a tali promesse è fondamentale nell’esercizio del suo ministero e quando essa viene meno tale fedeltà si diventa autoreferenziali, liberi battitori e navigatori solitari; il ministero si fa sempre più difficile e sterile, si mette a rischio la comunione ecclesiale, si crea scandalo, si alimentano pettegolezzi e maldicenze, fake news, si perde la pace interiore. In tali situazioni il maligno se la ride e fa passare il bene per male ed il male per bene, alimentando la confusione e seminando zizzania.
Nel corso di questi anni, cari sacerdoti, ho avuto modo di apprezzare la vostra disponibilità e l’esercizio dell’autorità è stato favorito da uno stile di dialogo e di reciproco rispetto. Non mi resta che dire a tutti ed a ciascuno: semplicemente grazie! M’illuderei se pensassi che non ci sono stati e non ci sono momenti di scoraggiamento. Anche Pietro e gli altri apostoli – ci ricorda il Vangelo di oggi – li hanno vissuti. Ricordiamoci allora della promessa del Signore che non viene mai meno: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (cfr Mt 19,27-29).
Parole queste che danno forma e contenuto alla richiesta espressa nella Colletta di “nulla anteporre al suo amore”, neanche gli affetti più cari, i propri hobbies ed interessi personali e familiari. So quanto questo diventa più difficile essendo impegnati nella pastorale diretta, in parrocchia, non solo in una comunità, ma a volte in più parrocchie, dovendo venire incontro alle necessità di una società molto cambiata, non più interamente cristiana, ove spesso il nostro “fare” non basta. Voglio però ricordare che la cosa più importante non è svolgere determinati servizi, quanto essere sempre più appassionati di Cristo e vivere la fedeltà al Vangelo e nella coerenza quotidiana tra fede e vita. Quando i fedeli vedono il sacerdote pieno della gioia del Signore, capiscono anche che non può far tutto, ma ne accettano i limiti e sono più pronti a collaborare con lui. Quando lo vedono sereno, umanamente aperto e rispettoso, umile uomo di pace, che non si serve dell’altare per puntare il dito o per accusare e rimproverare, sanno essergli più vicini e gli vogliono bene.
Concludo col chiedervi la bontà di pregare per me e per la chiesa a servizio della quale siamo stati costituiti. E se qualcuno può essersi sentito male per qualche decisione o provvedimento non gradito, questo non era nelle mie intenzioni e non può che dispiacermi. L’anello che mi è stato consegnato il giorno dell’ordinazione episcopale è stato per me l’assunzione di un impegno di fedeltà nell’unione sponsale con questa meravigliosa Chiesa diocesana.
Sono grato a quanti si uniranno alla Messa di ringraziamento che si celebrerà il 20 luglio prossimo alle 19.00 nella Basilica di Gerace nel decennale della mia ordinazione episcopale e a tutti coloro si stanno adoperando nella sua preparazione. Il Signore benedica tutti Voi, il vostro servizio sacerdotale e le Comunità che vi sono state affidate.
✠ Francesco Oliva
In foto: San Benedetto Abate di Andrea Mantegna, Pubblico dominio.