Il nove e dieci marzo ha avuto luogo, a Barrittieri di Palmi, presso il “Centro Presenza”, gestito dall’associazione di volontariato “Presenza”, presieduta dal sacerdote don Silvio Mesiti, un ritiro spirituale di discernimento, per gli aspiranti diaconi della diocesi di Locri – Gerace, guidata dal vescovo, monsignor Francesco Oliva. Accompagnati e supportati dal vicario generale diocesano, monsignor Piero Romeo, e dall’attivo diacono, don Michele Trichilo, gli aspiranti diaconi, con al seguito le proprie famiglie, hanno potuto vivere una due giorni di profonda riflessione e spiritualità. Presente, in qualità di tutor, anche il diacono don Renato Carè, a tenere due riflessioni, nelle due giornate di ritiro, sono stati: don Enzo Petrolino, presidente della comunità del diaconato permanente in Italia e l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone. I temi della due giorni sono stati: “discernere i segni della chiamata”, a cura del presidente Petrolino, il sabato, e “accompagnati dallo spirito di Gesù, per discernere il desiderio del Padre” a cura dell’arcivescovo Morrone, la domenica. “Aprire al dialogo con Dio; esercitare il ministero al servizio del popolo cristiano” sono stati i primi punti toccati da don Enzo Petrolino che ha espresso: “il primo anno di cammino, va affrontato il tema del discernimento per mettere le basi per una vocazione vera. Sono contento di parlare di diaconato” – ha continuato il maturo consacrato – “ed è da tanti anni che cerco di portare testimonianza sul ministero diaconale. C’è una teologia del diaconato che va approfondita. Ci sono due elementi cruciali per una ordinazione diaconale aderente all’ identità del diaconato: discernimento e vocazione. Il concilio Vaticano II° ha posto in essere un segno importante nella Chiesa ossia la diaconia che è il cuore della Chiesa. Cristo ha detto “io sono venuto per servire”. La Chiesa ha voluto questo segno per ricordare a tutti che Cristo è venuto non per essere servito ma per servire. Non ci sono posti per il potere.” Citando, poi, san Paolo, il diacono Petrolino ha menzionato i nove requisiti per diventare diacono. Infine, citando il passo biblico dell’incontro del diacono Filippo con l’eunuco, ha detto: “ anche il diacono di questa epoca, deve trovarsi sulla strada e salire sul carro della storia delle persone per testimoniare l’amore di Cristo e annunciare la salvezza”. Per il vescovo Morrone “ogni incontro è un’occasione di crescita personale. Possiamo mettere insieme la nostra esperienza. Stare al passo di Gesù significa calcare le orme di Gesù con le nostre gambe. Gesù non si sostituisce a noi. L’ascolto è all’origine di tutto. Se non ti poni nella logica dell’ ascolto non possiamo fare nulla. Ascoltiamo colui che ci ascolta.” Tanti gli input lanciati dal successore degli apostoli che ha richiamato gli aspiranti diaconi ad assumere la consapevolezza di essere amati “Perché” – ha affermato – “se non abbiamo la consapevolezza di essere amati è difficile entrare nel dialogo con noi stessi e con gli altri. C’è qualcuno che mi ama prima di ogni mio merito. Dobbiamo avere fiducia nella vita ricordando che Gesù non ci ha portato una conoscenza matematica, olistica ecc. ma ha annunciato che la vita va presa e vissuta nella sua totalità”. Monsignor Romeo, che ha accompagnato gli aspiranti diaconi con amore e dedizione, nei propri interventi, nella due giorni di riflessione e preghiera, ha ricordato a tutti che “Siamo chiamati a migliorare la nostra vita e ad essere operosi nella pace, nella condivisione, nell’amore.” Monsignor Romeo ha ricordato che il diacono è, nella Chiesa, l’immagine viva del Cristo che serve, del Cristo che si fa carico delle sofferenze dei più deboli, del Cristo che proclama la parola del Regno di DIO, del Cristo che si fa vicino a chiunque è minacciato dalla tristezza e dall’angoscia, del Cristo che offre la sua stessa vita in sacrificio, offrendo, dunque, una chiara testimonianza di carità”.