Di Giuseppe Cavallo
Si è concluso nel primo pomeriggio di domenica 10 dicembre, il week-end formativo per la comunità del diaconato permanente della Diocesi di Locri–Gerace. L’importante iniziativa è stata organizzata dal responsabile della commissione per la formazione dei diaconi, monsignor Piero Romeo, vicario generale diocesano, con il supporto prezioso di un diacono d’eccellenza, don Michele Trichilo. L’intensa due giorni, che ha avuto luogo presso la “Casa del pellegrino” di Riace, adiacente al santuario dei santi Medici, Cosimo e Damiano, ha registrato la partecipazione, in qualità di relatori, per la meditazione: del Rettore del Seminario Pio X di Catanzaro, don Mario Spinocchio, e di suor Mirella Muià, eremita dell’Eremo dell’Unità, di Gerace. Don Mario, sabato pomeriggio, 9 dicembre, ha effettuato una profonda e illuminante riflessione sulla “Chiamata”, quale dono di Dio, ricordando che ogni persona ma, soprattutto, chi è chiamato all’ordinazione e/o alla vita religiosa, è in continua conversione, che dura tutta la vita, evidenziando che nella Chiesa servono pietre vive, e non mestieranti, per diffondere il messaggio di salvezza di Gesù Cristo. Suor Mirella, nella mattinata del dieci dicembre, dopo un momento di preghiera e di esortazione da parte del vescovo, monsignor Francesco Oliva, che ha voluto presenziare a Riace, ha trattato un passo dell’Antico Testamento, ovvero Genesi 12,3. L’eremita ha espresso che la fecondità che Dio ha donato a Sara, moglie di Abramo, va oltre quella umana e deve condurre all’esperienza divina nella propria vita. Il ritiro a Riace è stato pensato da monsignor Romeo poiché l’elemento maggiormente caratterizzante la spiritualità diaconale è la scoperta e la condivisione dell’amore di Cristo Servo, che venne non per essere servito, ma per servire. L’esperienza vissuta dagli aspiranti diaconi, quindi, oltre a favorire un maggiore discernimento sulla propria vocazione e chiamata, ha aiutato ad assorbire elementi utili per favorire l’acquisizione di quegli atteggiamenti che, pur non esclusivamente, sono tuttavia specificamente diaconali, quali la semplicità di cuore, il dono totale e disinteressato di sé, l’amore umile e servizievole verso i fratelli, soprattutto i più poveri, sofferenti e bisognosi, la scelta di uno stile di condivisione e di povertà. Secondo don Piero, la fonte di questa capacità di amare è l’Eucaristia, che dovrà, perciò, essere al centro della vita del candidato, insieme con la Parola di Dio, la preghiera personale e quella della Chiesa (la Liturgia delle Ore con la celebrazione quotidiana almeno delle Lodi mattutine, del Vespro e della Compieta). Il prezioso supporto costante dell’illuminato diacono, don Michele Trichilo, con al fianco il confratello e ottimo diacono don Antonio Calabrese, ha fatto comprendere ai candidati al diaconato permanente che nel cammino spirituale bisogna coltivare molto i momenti di preghiera così come l’obbedienza e la comunione ecclesiale. Sono stati presenti pure il sacerdote don Battista Masini, il parroco di Riace, don Giovanni Piscioneri, e il diacono don Renato Carè. A Riace si è pure parlato dell’importanza della direzione spirituale costante, con i responsabili della formazione spirituale o con un altro sacerdote scelto liberamente, dopo aver sottoposto la richiesta al Vescovo. I ritiri spirituali mensili, programmati per tutta la comunità diaconale, la frequente celebrazione del sacramento della Riconciliazione; l’Eucaristia, possibilmente quotidiana; gli esercizi spirituali annuali; i diversi momenti di meditazione e di preghiera proposti dall’itinerario annuale per la comunità diaconale, completeranno il cammino di formazione. A Riace erano presenti anche le mogli e i figli di alcuni aspiranti diaconi. Ciò perché, nella formazione spirituale dei candidati coniugati hanno incidenza peculiare il sacramento del matrimonio e la sua spiritualità. Nella disponibilità allo Spirito, infatti, i candidati dovranno camminare verso una sempre più intensa armonia tra il ministero diaconale e il ministero coniugale e familiare. In effetti, è indubbio che occorre anche una particolare attenzione alle spose dei diaconi, affinché crescano nella consapevolezza della vocazione del marito e del proprio compito accanto a lui. Esse sono invitate a partecipare regolarmente agli incontri di formazione spirituale. E anche i figli, adolescenti o giovani, vengono spesso invitati ad alcuni di questi incontri. Nel complesso, l’esperienza è risultata molto formativa e ha arricchito, sia spiritualmente che esperienzialmente i candidati al diaconato permanente e le loro famiglie.