Carissimi,
Con l’avvio del percorso sinodale stiamo vivendo un’esperienza ecclesiale che parte dall’ascolto reciproco e soprattutto dall’ascolto della Parola di Dio. Lasciandoci guidare dallo Spirito. Stiamo sperimentando che senza dare spazio allo Spirito, non c’è sinodalità. Lo Spirito ci aiuta nel discernimento. Avvenga per noi quello che accadde nel cosiddetto ‘concilio’ di Gerusalemme, ove maturò la consapevolezza di aver deciso “lo Spirito Santo e noi” (Atti 15). Come nella comunità apostolica, possa maturare anche in noi la consapevolezza di essere al servizio dello Spirito, di godere della luce e della forza della sua verità. Questo ci conduce ad un vero discernimento spirituale e pastorale, aiutandoci a prendere le giuste decisioni con cuore semplice e spirito fraterno.
Questo momento ci chiede di camminare insieme, affinché si realizzi una effettiva esperienza sinodale di crescita per le nostre comunità. Camminiamo insieme, per vincere l’individualismo. Come ebbe ad affermare il card. J. Ratzinger, “essere cristiani significa essenzialmente vivere il passaggio dall’essere per sé stessi all’essere gli uni per gli altri”. Questa vale ancora di più per noi Pastori che non siamo chiamati a guidare la comunità da condottieri solitari, ma in quella comunione che il Signore ha voluto istituire secondo un ordine gerarchico a beneficio della crescita della stessa comunità. Quanti danni fa nella nostra chiesa il decidere di camminare da sé, al fuori di quell’unità che Dio ha realizzato sulla Croce del Cristo. Spesso mi si fanno rilevare comportamenti individualistici da parte di sacerdoti, che portano ad un agire pastorale che “differenzia” una comunità dalle altre, che, pregiudicando l’unità, crea ostacoli seri all’unità ed allo stile sinodale che dovrebbero connotare la vita della nostra Chiesa diocesana. Non faccio riferimento soltanto a fatti secondari, ma a scelte di una certa importanza che fanno dire ai più ‘deboli’: “se nella parrocchia vicina si fa così, perché a noi non è possibile?”. Camminiamo insieme, ricordandoci cheda soli non facciamo la Chiesa, come non la fa da solo lo Spirito Santo. “Lo Spirito Santo e noi”: ecco cosa fa la Chiesa, Collaboriamo per costruire e realizzare il sentire ecclesiam che ci sostiene tra le onde del mare in tempesta sui sentieri della storia.
Carissimi confratelli nel sacerdozio,
in questo inizio del cammino sinodale mi domando: ce la faremo a far arrivare a tutti la bella notizia del Dio che salva? Anche se al momento non ci è dato pianificare l’intero percorso sinodale, possiamo lavorare per costruire un sentire comune, per intraprendere la direzione giusta e per comprendere i passi da compiere. Anche in tempo di pandemia è emersa la tentazione di fare da soli, di uscire fuori da quel tracciato di unità che è sotteso al rispetto delle persone e al camminare insieme. La nostra gente ha bisogno di speranza e di quella fiducia, che portano a guardare lontano incontro alla verità di un Dio che si fa prossimo nella realtà di un cammino illuminato da una fede vera, dal primato della Parola e della carità, sostenuto dalla lode che s’innalza da un cuore purificato e docile. È la realtà di un cammino fatto di relazioni, di condivisioni, di accoglienza, di ascolto. Quello di una comunità che nasce dal Vangelo e si concretizza in quella rete di relazioni fraterne, ove “uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli” (Mt 23,8).
Alle nostre comunità facciamo pervenire l’invito che Pietro rivolge allo storpio presso la porta del tempio detta Bella: “Alzati e cammina” (At 3, 6). C’è tanto bisogno di rialzarsi in questo momento. Ne hanno bisogno i singoli fedeli troppo spesso sfiduciati in questo lungo tempo di pandemia, cui ora si aggiunge la guerra e le sue infauste conseguenze. Ne hanno bisogno le nostre comunità, per le quali l’eventuale ripresa delle manifestazioni della religiosità popolare deve avvenire in spirito e verità. A noi il compito di aiutarli a rialzarli, a rialzarci con loro, pronti a camminare sulla via del Signore, quella via che il Signore continua a percorrere, camminando davanti a noi per guidarci. Accanto a noi per custodirci. Dietro a noi per tutelarci. A noi il compito di aiutarli a rialzarsi ed a rialzarci, per andare dietro al Risorto: incoraggiare chi si è fermato, rialzare chi è caduto, prendere per mano e, perfino, caricare sulle spalle chi non ce la fa proprio più.
Siamo chiamati ad essere quella chiesa, che don Mazzolari definiva ‘l’ambulanza per chi cade” e non riesce più a camminare, quella “comunità che non può avere il passo delle élite”, ma che, al contrario, cammina col passo del più debole, “un passo cadenzato e stanco, misurato sugli ultimi più che sui primi”. A noi spetta far riscoprire la gioia di questa appartenenza alla Comunità credente, ben preparando le diverse funzioni liturgiche, attraverso le quali occorre far rivivere il Mistero, aiutando a partecipare “intensissimamente ai dolori del Cristo”, a riviverli con fede profonda, sentendo la via presenza del Redentore.
Ciò premesso, alla luce delle indicazioni della Presidenza della Cei, desidero richiamare alcune novità inerenti alle celebrazioni con il popolo che conseguono al superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da COVID-19 e alla relativa cessazione dello stato di emergenza con decorrenza dall’1 aprile 2022, secondo il DL 24 marzo 2022, n.24, che abroga il Protocollo del 7 maggio 2020.
Occorre, però, ricordare che nel nostro contesto gli effetti della pandemia non sono ancora del tutto superati, così come il pericolo di contagio. A noi spetta il dovere pastorale di far capire ai fedeli che occorre tanta prudenza e pazienza, che l’eccesso di euforia non giova, che è possibile vivere la fede nella sua semplicità ed essenzialità anche qualora non fosse possibile nè opportuno ritornare a vivere la pietà popolare come una volta, con gli stessi ritmi e cadenze, come se nulla fosse accaduto. A noi spetta inculcare alcune attenzioni e comportamenti necessari per limitare la diffusione del virus, specialmente in quelle attività che possono coinvolgere la partecipazione di un gran numero dei fedeli.
Lo ripeto: nella nostra area geografica la pandemia non è ancora del tutto superata. Non lasciamoci prendere dalla frenesia dello “sciogliere le righe”, del “liberi tutti”.
La Nota della Presidenza CEI, pur facendo riferimento alle disposizioni governative, offre alcuni consigli e suggerimenti in questa direzione ispirata al senso della moderazione e della prudenza. È questa la linea che dobbiamo seguire come sacerdoti responsabili di comunità e della formazione dei fedeli.
Ecco alcune indicazioni della Presidenza CEI:
ï l’obbligo di mascherine, in ottemperanza del DL 24/2022 che proroga fino al 30 aprile l’obbligo di indossare le mascherine negli ambienti al chiuso, all’interno dei luoghi di culto al chiuso si acceda sempre indossando la mascherina;
ï nessun obbligo di distanziamento: non è più obbligatorio rispettare la distanza interpersonale di un metro. Si predisponga però quanto necessario e opportuno per evitare assembramenti specialmente all’ingresso, all’uscita e tra le persone che, eventualmente, seguono le celebrazioni in piedi. Permane il divieto della stretta di mano e dello scambio dei saluti all’interno della chiesa dopo le esequie.
ï igienizzazione: si continui a osservare l’indicazione di igienizzare le mani all’ingresso dei luoghi di culto;
ï le acquasantiere continuano ad essere vuote;
ï lo scambio di pace si può fare, ma evitando la stretta di mano o l’abbraccio;
ï per la distribuzione dell’Eucaristia si continui a indossare la mascherina e a igienizzare le mani prima della distribuzione della comunione, che va fatta preferibilmente nella mano;
ï invitare i fedeli in presenza di sintomi influenzali a non partecipare alle celebrazioni. Parimenti si faccia con chi è sottoposto a isolamento perché positivo al COVID-19;
ï igiene degli ambienti: si abbia cura di favorire il ricambio dell’aria sempre, specie prima e dopo le celebrazioni. Durante le stesse è necessario lasciare aperta o almeno socchiusa qualche porta e/o finestra. I luoghi sacri, comprese le sagrestie, devono essere igienizzati periodicamente mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti.
La nostra diocesi mette a disposizione delle parrocchie determinati prodotti igienizzanti. Ci si preoccupi di ritirarli in curia.
ï processioni: è possibile riprendere la pratica delle processioni. Raccomanderei, però, di fare in modo che non si creino grandi assembramenti. Per questo consiglio di evitare in questo periodo manifestazioni interparrocchiali.
Per molti, forse, questa era la notizia più attesa. Deve farci riflettere. Com’è possibile restare indifferenti di fronte ad una religiosità popolare, alquanto formale e superficiale, per non dire debole e povera, che porta ad avvertire più la mancanza delle processioni che non dell’Eucaristia domenicale? Come possiamo responsabilmente accettare che alcuni fedeli si sentano paghi per il fatto di avere partecipato a qualche processione senza avvertire l’importanza di un cammino di vita cristiana che ha al centro l’Eucaristia domenicale? Non sarebbe il momento di indicare percorsi nuovi più evangelici?
È nostro compito aiutare i fedeli a liberarsi da quella sklerocardìa (=durezza di cuore), che rende incapaci di cogliere gioiosamente la novità di Dio. Essa caratterizza lo stile di chi rimane chiuso nelle proprie abitudini protette, di chi dà la precedenza ai propri schemi blindati (religiosi, culturali, sociali, ecc.), anziché alla realtà di un mondo che cambia e cammina su altri livelli.
Quanto alla Settimana Santa 2022, invito ad esortare i fedeli alla partecipazione in presenza alle celebrazioni liturgiche, limitando la ripresa in streaming delle celebrazioni e l’uso dei social media per la partecipazione alle stesse. Sospendo per il momento la trasmissione della “Domenica al borgo” sull’emittente Telemia, anche se era molto seguita dagli ammalati. Restano tante altre possibilità di seguire le celebrazioni presiedute dal Santo Padre sui media della CEI – Tv2000 e Circuito radiofonico InBlu.
Quanto alle celebrazioni della Settimana santa la Presidenza della Cei fa presente:
1. La Domenica delle Palme, la Commemorazione dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme sia celebrata come previsto dal Messale Romano. Si presti però attenzione che i ministri e i fedeli tengano nelle mani il ramo d’ulivo o di palma portato con sé, evitando consegne o scambi di rami.
Raccomando che la celebrazione delle Palme avvenga a livello parrocchiale, per evitare grandi assembramenti di fedeli.
2. Il Giovedì Santo, nella Messa vespertina della “Cena del Signore”, per il rito della lavanda dei piedi ci si attenga a quanto prescritto ai nn. 10-11 del Messale Romano (p.138). Qualora si scelga di svolgere il rito della lavanda dei piedi si consiglia di sanificare le mani ogni volta e di indossare la mascherina.
La Santa Messa crismale con la benedizione degli oli Santi quest’anno la faremo il Giovedì santo mattina nella chiesa Cattedrale a Locri con inizio alle ore 10.00.
3. Il Venerdì Santo, tenuto conto dell’indicazione del Messale Romano (“In caso di grave necessità pubblica, l’Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione”, n. 12), suggerisco d’inserire nella preghiera universale un’intenzione di preghiera “per quanti soffrono a causa della guerra”. L’atto di adorazione della Croce, evitando il bacio, avvenga secondo quanto prescritto ai nn. 18-19, del Messale Romano (p. 157).
Nella serata, dopo la celebrazione della Passione e morte del Signore, esorto caldamente ad organizzare la Via Crucis per le vie della parrocchia o del paese, lungo quei percorsi più abitati, anche periferici, vigilando ancor più su quelle manifestazioni che attraggono maggiore partecipazione col rischio di pericolosi assembramenti.
È meglio organizzarle a livello parrocchiale, almeno in questo delicato momento storico.
4. La Veglia pasquale potrà essere celebrata in tutte le sue parti come previsto dal rito.
Colgo l’occasione per augurare a tutti momenti spirituali di viva partecipazione e di conversione interiore.
A tutti chiedo comprensione e il dono di una preghiera.
Locri,26 marzo 2022
✠ Francesco Oliva