Carissimi fratelli e sorelle, Caro don Pino, Gentili Autorità,
a conclusione della mia prima visita pastorale nel vostro paese, sento il bisogno di esprimere un sincero ringraziamento per l’accoglienza ed il calore umano ricevuto. Grazie San Luca. Un “grazie” a te, Don Pino, alle Suore e agli altri più stretti Collaboratori per l’impegno nel preparare la Visita e nell’accompagnarne lo svolgimento. Ringrazio particolarmente i ministri straordinari della comunione, che mi hanno fatto incontraretanti anziani e malati. E’ stato un incontro che mi ha fatto toccare con mano il loro bisogno e il desiderio non solo di una visita saltuaria, ma di una più costante premura fraterna. Provo ancora emozione nel ricordare i momenti vissuti nelle vostre case a contatto con la sofferenza e le ferite di tanti fratelli e sorelle.
Mi sono reso conto quanto il cammino di fede sia esigente e con tante difficoltà e prove. Ma sento che non siamo soli. E’ quanto ci ricorda il Natale: nasce un bimbo che è l’Emmanuele, il Dio che si fa vicino, che non viene meno alle sue promesse e non manca di fedeltà. Natale è questo: Dio che decide di prendere la nostra carne, che viene per condividere la nostra quotidianità, entra nelle nostre famiglie. Questo è il suo progetto. Un progetto che esige collaborazione umana, quella di Giuseppe e Maria, ma anche la nostra.
Vorrei anzitutto richiamare brevemente la Parola di questa IV domenica di Avvento/A, che ci invita a guardare a Giuseppe, promesso sposo di Maria, uomo giusto, ed a considerare la sua fede. Come Maria è la donna che ha detto il suo SI a Dio, Giuseppe è l’uomo «giusto» (Mt 1,19). La sua giustizia si esprime nel mettersi dalla parte di Dio, decidendo di non ripudiare la promessa sposa. Un angelo gli fa capire che Dio ha bisogno di lui:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
In seguito a questo invito, Giuseppe, appartenente alla discendenza di Davide, accetta il figlio concepito dalla promessa sposa per l’azione dello Spirito Santo, gli dà il nome Gesù e lo inserisce nella sua discendenza.Questo fa con l’obbedienza della fede, fidandosi totalmente di Dio. Questa fiducia gli permette di accettare situazioni umanamente difficili e, in un certo senso, inaccettabili. E’ una fede sofferta, combattuta nell’intimo, tra domande e dubbi. Giuseppe è modello di una fede che si fa ricerca della volontà di Dio ed una volta che l’ha scoperta vi aderisce anche senza capire tutto. E’ la fede di chi decide di stare dalla parte di Dio. Con una obbedienza che non è adesione passiva ma costante cammino di discernimento della volontà di Dio, che non è mai contro il bene del fedele e della comunità credente.
In questo tempo trascorso a San Luca ho scoperto i segni della fede cristiana in tante famiglie. Ero venuto per confermarvi nella fede. Ed invece sono stato confermato nella fede dal sorriso sul volto di tanti sofferenti. Una fede radicata, semplice e spontanea, che resiste e si trasmette da una generazione all’altra. Vi confesso che dalla parte del mondo della sofferenza e delle povertà risalta un’immagine diversa di San Luca. Un’immagine inedita. E’ il volto nascosto di una San Luca che soffre i suoi errori, ama e spera, e soprattutto sogna un futuro più bello per le giovani generazioni. E’ l’immagine di una comunità fondata su una forte solidarietà familiare, che nella sofferenza più grave non impreca, ma si dà coraggio, divenendo capace di sopperire persino a quell’assistenza che la comunità civile non sempre riesce a garantire. Mi auguro che la presenza nelle case di persone disabili, di anziani e ammalati possa rendere la comunità sempre più vicina ed attenta ai loro bisogni. Dico grazie a quanti assistono nelle case gli anziani, i malati, i ciechi, i paralizzati, i diversamente abili. In loro vedo il prendersi cura del Samaritano.
Ho incontrato una San Luca che prova a far sentire il suo grido di aiuto davanti a vecchie e nuove povertà. La disoccupazione è il dramma più grave che affligge ancor di più i giovani, che, per avere un futuro stabile e una realizzazione professionale, lasciano il paese. La mancanza di lavoro o la sua perdita aggrava e causa tante altre povertà e disagi. C’è ancora tanta gente che si lascia prendere dalla frenesia del lusso e dallo spreco nella logica di un consumismo esasperato. Conosco l’impegno del parroco nell’insistere a che la stessa celebrazione dei sacramenti (penso in particolare al matrimonio) non si trasformi in occasione di consumismo e diventi più sobria. Ma non sempre riceve risposta positiva. Quando si vuole vivere un livello di vita superiore alle proprie possibilità è facile incorrere in vie sbagliate. Com’è scritto nella Relazione che avete preparato insieme al vostro parroco, accade che pur di avere denaro da spendere e spandere, si arriva a commettere qualunque reato, ricorrere ad esempio ad attività illecite, come la coltivazione di cannabis, che non risolve i problemi, ma ne crea di più gravi.
Carissimi fratelli e sorelle, non lasciate solo il vostro parroco, collaborate con lui nelle attività parrocchiali ed oratoriali. Don Pino ha bisogno di fedeli che non si ritirano nel proprio guscio, che abbiano il coraggio di prendere a cuore il bene della comunità, che non hanno paura di impegnarsi nelle attività parrocchiali e di animazione giovanile, nelle opere di carità e nella liturgia. Far parte degli organismi di partecipazione parrocchiale, del consiglio pastorale, della Caritas, del gruppo catechisti, dei ministri straordinari della comunione, del coro è prestare al Signore le proprie braccia ed il proprio tempo. Rende più vicini a Lui, perché il tempo speso per la chiesa e per la comunità non è mai tempo perso.
Ma non basta l’impegno nelle attività della Chiesa. Occorre partecipare alla vita della comunità civile. Da noi cristiani questo paese si attende che siamo lievito di crescita civile e sociale, che diamo testimonianza di impegno per il bene comune e di più vivace partecipazione alla vita pubblica. A tutti voi che siete fedeli assidui chiedo proprio questo: non mancate di dare il vostro apporto nella costruzione di una comunità solidale, non chiudetevi nella vita privata. C’è tanto bisogno di socialità, di impegno nel costruire una politica sana, di seguire percorsi di legalità. Senza socialità, senza impegno per il bene comune non si va lontani. Niente giustifica l’isolarsi ed il ritirarsi dalla vita sociale e politica. Collaborate con le istituzioni e con le vostre Autorità, in modo da rendere il vostro paese modello di impegno civile e di partecipazione sociale. Più collaborate con le istituzioni civili più esse vi saranno vicine. Esorto tutti, soprattutto le donne, ad interessarsi di più delle problematiche della comunità, a far sentire la propria voce di fronte ai problemi del territorio, a reagire di fronte ad ogni forma di ingiustizia e d’illegalità.
Una comunità come quella di San Luca, a prevalente vocazione forestale, ha anche bisogno di prestare più attenzione all’ambiente, alla montagna ed ai suoi boschi. La montagna è una risorsa: sono in tanti a lavorarvi, ma essa va rispettata e custodita. Va rispettata e custodita da tutti, a cominciare da quelli che vi lavorano, gli operai forestali e gli stessi pastori, che sono rimasti in pochi a lottare per sopravvivere, soffrendo più di altri la crisi economica. Essi per primi sono chiamati ad amare e custodire la montagna da ogni attività proibita, pur dovendo difendersi dai lupi che spesso aggrediscono i loro greggi.
Sono fiducioso che dopo questa mia visita si possa continuare questa riflessione, tenendo presente il Messaggio che ho scritto per voi che ho consegnato a don Pino.
Affido questa comunità di San Luca alla protezione della Madonna della montagna.
O Maria, Madre del buon Pastore, Madonna della montagna,
a Te, che a Polsi hai posto la tua dimora, consacro questa comunità.
Guarisci le sue ferite, le tante ferite di questa terra,
spesso lacerata dall’odio e dalla violenza.
Aprile le porte della divina Misericordia,
perché sperimenti l’amore che consola, perdona e dona speranza.
Ridonale la gioia di vivere e la fiducia nella tua benevolenza.
A Te, Madre di ogni consolazione, affido il presente ed il futuro di questa comunità,
le sue fatiche e speranze, i sogni dei giovani e i bisogni della famiglia, la vita dei piccoli e dei poveri, la stanchezza degli anziani e la sofferenza dei malati.
Accompagnala con la tua protezione e donale la tua pace. AMEN.