Carissimo Medico,
Cari infermieri e quanti operate nella cura dei malati,
ho il piacere di consegnarvi questo mio Messaggio destinato a chi in un modo o in un altro è a contatto con la sofferenza. Solo per esprimere il mio apprezzamento e la gratitudine di tutta la comunità cristiana per quanto fate. So delle tante sfide e difficoltà nelle quali si dibatte il mondo della sanità, ancor più nella nostra Regione. Non spetta a me suggerire ricette o dare indicazioni ed avanzare proposte a chi svolge il suo servizio con professionalità, tanta dedizione ed impegno. Sento di esprimere vicinanza e solidarietà a quanti quotidianamente si prendono cura del malato. Tutto questo spesso in condizione di grave difficoltà, con scarsità di mezzi e di risorse, nel contesto di un piano sanitario condizionato dall’urgenza di riequilibrare conti e disavanzi finanziari, esigenze organizzative ed il prioritario diritto alla salute. La mia vicinanza è a chi soffre “nel corpo e nello spirito” ed a Voi tutti, uomini e donne esperti nella cura, che esercitate con pazienza un servizio così delicato.
Ho maturato l’idea di scriverVi il giorno della festa di San Giovanni Paolo II (22 ottobre 2019), che, oltre ad aver di persona sperimentato la sofferenza in conseguenza di un grave attentato da lui subito, ha consegnato riflessioni profonde sul mistero del dolore nell’enciclica Salvifici doloris.
Il messaggio che vi consegno “Con Maria accanto a chi soffre” è un’umile riflessione sul Vangelo della sofferenza. La sofferenza accanto alla quale ogni medico ed operatore sanitario si trova ad operare, vivendo una certa somiglianza con Gesù, sempre misericordioso, sollecito, pronto a guarire chi soffre. E’ attenzione alla persona sofferente, che, per la dignità che possiede e che nessuno può toglierle, non può mai essere ridotta a ‘caso clinico’.
Mi piace sottolineare che la vostra professione risponde ad una vocazione. Essere medici per “vocazione” è rispondere alla richiesta di aiuto del malato con passione, competenza e professionalità, senza altri interessi. Gesù chiama ‘benedetti’ nel Regno quanti come Voi prestano soccorso all’ammalato: “Ero malato e mi avete visitato” (Mt 25,36).
E’ esemplare la testimonianza di tanti medici, di qualsiasi credo, che senza badare ad orari, a ferie, a turnazioni, si rendono sempre disponibili, in modo che a nessuno manchi una sollecita prossimità. Purtroppo nelle critiche rivolte all’amministrazione della sanità spesso siete anche Voi coinvolti, specie quando prevalgono procedure e protocolli a discapito dell’attenzione al singolo paziente.
Mi permetto di dirvi, ma con grande rispetto per la persona di ciascuno, che, per la delicatezza del servizio sanitario e le difficoltà quotidiane, per la stanchezza che si accumula, ciascuno di Voi, mentre bada a curare gli altri, non può trascurare la cura di sé, della propria salute, della propria vita familiare e spirituale. E neanche il suo aggiornamento professionale, indispensabile, non solo per conoscere quanto possono offrire i risultati della ricerca e le risorse della tecnologia, ma anche per affrontare le nuove sfide etiche.
Nella mia passata esperienza sacerdotale ho avuto modo di interessarmi dei medici cattolici dell’AMCI. In questo nuovo contesto vedo tante difficoltà da parte dei medici cattolici di incontrarsi e rendersi protagonisti di un cammino insieme. Mi piacerebbe tanto se i medici cattolici sentissero l’esigenza d’incontrarsi, di riflettere insieme sui temi etici e bioetici, affrontando insieme le problematiche che interessano l’esercizio della professione e l’amministrazione del mondo della sanità. Rendete sempre più cordiale e fraterno il rapporto con i malati, i loro parenti. Avvaletevi della preziosa collaborazione in ospedale del cappellano, del diacono, dei ministri straordinari della comunione, delle associazioni di volontariato. Il loro volontariato e la loro testimonianza cristiana possono essere di grande aiuto all’ammalato e alla vostra attività. Non dimenticate mai che un malato ha bisogno di cure e di farmaci, ma anche del conforto umano e spirituale, di affetto e di fraterna vicinanza.
Carissimo medico, cari operatori sanitari,
con il presente Messaggio ho indetto la mia prima Visita Pastorale al mondo della sofferenza e delle povertà. Avrò modo di incontrare più da vicino questo mondo e poter condividere con Voi e con i malati della diocesi difficoltà, sofferenze, fatiche e speranze. Mi sento in parte collaboratore della vostra azione. In ultimo, sento di esprimere il mio pensiero e la gratitudine della Chiesa a quei medici che svolgono assistenza da veri missionari, in altri paesi lontani.
Concludo con l’augurio che il vostro servizio al malato non sia solo un impegno professionale, ma una scuola di vita, un crescere in umanità, un’occasione per affrontare seriamente le domande fondamentali della vita. Mentre vi assicuro la mia vicinanza vi chiedo la bontà di un ricordo nella preghiera. Potete contare su di me e sulla benedizione del Signore, che è venuto sulla terra beneficando tutti e operando come medico delle anime e dei corpi.
Locri 25 novembre 2019
✠ Mons. Francesco Oliva